Reynisfjara

Dopo una nottata all’insegna di pioggia battente sul furgone, appena svegli arriva un’ulteriore scroscio d’acqua, breve ma intenso. Un’altra giornata di pioggia no, please! Ci siamo svegliati presto – 6:30 – per andare di primo mattino al relitto dell’aereo situato lungo la costa, sulla spiaggia di Sólheimasandur, poco oltre la nostra attuale posizione.

Sólheimasandur plane wreck

Un articolo sul web definisce l’itinerario per raggiungere il relitto “a little tricky to find” perché si trova a 4 km dal Ring in direzione mare e non è visibile dalla strada. In realtà il relitto dell’aereo è diventato un soggetto molto gettonato negli ultimi anni, meta di un vero e proprio pellegrinaggio (la guida Lonely Planet stessa ne parla) a conferma dell’incremento esponenziale del turismo avvenuto recentemente in Islanda (l’articolo citato è del 2013). Si tratta di un Douglas Super DC-3 della US Navy costretto a un atterraggio di emergenza sulla sperduta spiaggia di Sólheimasandur il 24 novembre 1973. L’equipaggio sopravvisse all’impatto e riuscì a mettersi in salvo ma l’aereo venne abbandonato sul posto.

Dall’area picnic di Landeyjahöfn, dove abbiamo trascorso la notte, torniamo sul Ring e guidiamo seguendo le indicazioni dell’articolo, trovando facilmente il parcheggio, dove ci sono già altre quattro o cinque macchine. Il cielo ora è coperto ma non piove più. Ci avviamo per il sentiero largo e pianeggiante, un tempo percorribile con mezzi 4×4, ora solamente pedonale. In un’oretta raggiungiamo il relitto, attorniato da alcuni turisti che si scattano selfie. Si apre qualche sprazzo di azzurro ed esce il sole. La carcassa metallica abbandonata sulla terra nera rimanda un po’ ad un paesaggio lunare, quasi si trattasse di una vecchia astronave atterrata su un altro pianeta tanto tempo fa. Ci prendiamo un po’ di tempo per curiosare attorno all’aereo, studiandone i dettagli.

Dopo aver osservato il relitto esplorandolo anche al suo interno, imbocchiamo al contrario il sentiero per rientrare: essendo ormai le 11 di mattina, incontriamo più persone rispetto all’andata. Arrivati al parcheggio riprendiamo il campervan e ci dirigiamo verso il sito della cascata Skógafoss.

Skógafoss

Skógafoss ci accoglie imponente: non ci si riesce ad avvicinare più di tanto per via dell’aerosol e degli schizzi che bagnano subito la reflex. Percorriamo il sentiero che si arrampica fino alla cima della cascata. Da qui c’è un’ottima vista e quando esce il sole si formano arcobaleni in corrispondenza del getto d’acqua.

Rimaniamo colpiti da come le cascate viste fin’ora – le prime delle tante che visiteremo – riescano ad essere, nella loro imponenza, molto differenti l’una dall’altra, pur mostrandosi tutte quali manifestazione della grande potenza della natura.

Dyrhólaey

Riprendiamo il nostro itinerario: prossima tappa, le spiagge nere di Vík. Lungo la strada n. 218 che conduce all’arco di roccia Dyrhólaey, ci fermiamo all’area picnic Loftsalahellir, dove troviamo un tavolo di legno dotato di panche e, sullo sfondo, una collinetta rocciosa in cui si apre una grotta. Pranziamo e ci rilassiamo un po’ al sole. Dopo mangiato raggiungiamo il parcheggio della spiaggia con l’arco: ci sono diversi sentieri per osservare la formazione rocciosa. Ne imbocchiamo uno e, quasi subito, veniamo incuriositi da un gruppo di persone intente a guardare e fotografare qualcosa in corrispondenza di una piccola scogliera rocciosa: pulcinella di mare!!

Ci avviciniamo e cominciamo a scattare alla rinfusa, emozionati dall’incontro inaspettato. Sono vicinissimi!! E sono buffissimi!!! I pulcinella di mare, Fratercula arctica Linnaeus, puffins in inglese, lundi in islandese, svolazzano sul mare atterrando sgraziatamente sulle rocce, portando avanti le zampe come a cercare il terreno. Sono ugualmente ridicoli quando decollano, gettandosi in avanti a zampe giunte, come nell’atto di tuffarsi.

Ce ne sono vari sulla scogliera accanto alla spiaggia nera. Alcuni atterrano vicino alle tane, altri spiccano il volo verso il mare in cerca di pesce. Nonostante questa località non venga indicata nella guida come possibile sito di avvistamento di pulcinella di mare, avevamo trovato la segnalazione della loro presenza nelle spiagge nere di Vík, proprio nei giorni immediatamente precedenti alla nostra partenza, da parte di alcuni viaggiatori sul gruppo Facebook Amici dell’Islanda – Vinir Islands – Iceland friends. Questo gruppo social ci è stato di grande utilità sia per reperire informazioni logistiche che per conoscere, tramite le fotografie postate da altri viaggiatori, siti islandesi incantevoli fuori dai circuiti turistici principali.

Reynisfjara

Dopo un giro a piedi e alcune foto all’arco Dyrhólaey e ai faraglioni Reynisdrangar, ancora emozionati dalla vista dei pulcinella di mare, ci spostiamo verso la spiaggia nera principale, quella di Reynisfjara, caratterizzata da una serie di formazioni rocciose costituite da pilastri di basalto squadrati. Notiamo numerosi altri pulcinella di mare in acqua, cullati dalle onde.

Procediamo per Vík, dove ci fermiamo per una mini spesa al locale supermercato Kr e proseguiamo fino a Kirkjubæjarklausturl, località situata poco prima dello Skaftafell National Park, dove, ai piedi di una piccola montagna, troviamo il grazioso campeggio Kirkjubær II, inondato di sole. Prendiamo una piazzola sul prato e cominciamo a pianificare il tragitto in programma per domani: dal momento che visiteremo la laguna glaciale Jökulsárlón, vorremmo effettuarne il tour su un mezzo anfibio. Siamo a conoscenza di un’unica compagnia che organizza escursioni di questo genere, la Glacier lagoon, e notiamo sul relativo sito web che, in molti orari, i posti a disposizione sono già esauriti. Prenotiamo quindi una delle poche alternative che vede ancora alcuni posti liberi, il tour delle 15:20.

Tips
Cottage and camping Kirkjubaer II: 1400 isk a persona + tasse; doccia: 300 isk (durata 5′)

Amphibian boat tour sulla laguna glaciale Jokulsarlon con Glacier lagoon: 5700 isk a persona, durata 40′ circa

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