Mývatn
Ci svegliamo nel piccolo campeggio di Vogar di primo mattino come al solito: pioviggina. Facciamo colazione e ci mettiamo in marcia, pur consapevoli che le previsioni, in questa zona, dicono pioggia per tutta la giornata.
“Perpetual shower”
Incuriositi dalla “perpetual shower” vista ieri sera lungo la strada per Krafla, decidiamo di tornare là e fare una bella “doccia nel nulla” sotto la pioggia! Essendo presto in giro non c’è nessuno: ci prepariamo e procediamo! L’unico momento di sofferenza è l’uscita dalla macchina al vento perché poi la doccia è bollente. Già che siamo in zona, proviamo a tornare al cratere Krafla contenente il lago Viti ma la visibilità è peggio di ieri e il lago non si vede proprio.
Dimmuborgir
Torniamo verso il lago Mývatn per visitare alcune delle amenità geotermali che lo circondano. Partiamo da Bjarnarflag, area geotermale dominata dal laghetto turchese soprannominato “Laguna blu” che però con questa luce sembra piuttosto di un azzurro sbiadito. Alcuni cartelli avvisano che è vietato nuotare e che l’acqua ha una temperatura molto elevata. Facendo il giro del lago di Mývatn (circa 36 km) in senso orario ci fermiamo a Dimmuborgir, un labirinto di roccia lavica gigantesco cosparso di pilastri e spuntoni irregolari dove si può passeggiare a piedi lungo un’infinità di percorsi. Le formazioni rocciose ci ricordano vagamente quelle viste alcuni anni fa lungo il Tongariro Alpine Crossing in Nuova Zelanda.
Skútustaðagígar
Ripreso il giro del lago in auto, lungo la sponda meridionale notiamo gli Skútustaðagígar, pseudo crateri di modeste dimensioni ricoperti di erba verde: il sentiero che parte lungo la strada n. 848 in corrispondenza del laghetto Stakholstjorn ci permette di vederne un paio da vicino, salendoci sopra. Le peculiarità degli pseudo crateri probabilmente si colgono meglio dal cielo.
Hverir e Námaskarð pass
Dopo una mini spesa nel supermercato Samkaup, ci dirigiamo verso l’area geotermale di Hverir subito oltre il Námaskarð Pass: siamo già passati di qui ieri sera e stamattina andando verso Krafla ma le condizioni meteorologiche ci hanno suggerito entrambe le volte di ritornare sperando in una luce migliore. Questa volta, nonostante il sito sia maggiormente affollato, i colori sono più accesi.
Il paesaggio ha un che di marziano, con declivi color ocra, zone di terra rosso ruggine, pozze di fango ribollenti, soffioni, depositi sulfurei e fumarole: contesto davvero interessante! Nel momento in cui i nuvoloni grigio scuro presenti nel cielo si aprono e fanno passare un po’ di luce, diventa tutto magico per via dei forti contrasti di colore.
Mývatn nature baths
Inizialmente incerti se fermarci a rilassarci un po’ ai noti Mývatn nature baths, alla fine decidiamo di visitarli: abbiamo già saltato la Blue Lagoon, quindi concediamoci almeno quelli che sono considerati la risposta settentrionale alla Bláa Lónið. Ci cambiamo, facciamo una doccia (come esplicitamente richiesto dal regolamento interno) e ci immergiamo nelle calde acque leggermente lattescenti della piscina principale. Caldissima!! Dopo un po’ il corpo si abitua e, anzi, la tentazione è quella di cercare le zone della piscina ancora più calde. Il colore dell’acqua lattescente è conferito da alcuni limi contenuti in essa. Trascorriamo qui quasi due ore, concedendoci anche una tappa alla saletta del bagno turco, dopodiché, rigenerati, fatto rifornimento alla stazione di servizio N1 di Reykjahlid, ci rimettiamo in marcia lungo il Ring in direzione ovest.
Goðafoss
Lasciatoci alle spalle il lago di Mývatn, ci dirigiamo verso Goðafoss, poco distante dal Ring. Ci fermiamo presso l’imponente cascata, visibile da più punti e da entrambi i lati del fiume: non compie un salto particolarmente alto ma si presenta piuttosto ampia, gettandosi in una sorta di piccola baia da cui il fiume riprende a scorrere. Dopo un po’ di scatti torniamo alla macchina, parcheggiata nei pressi della cascata stessa, e ci dirigiamo verso Akureyri.
Ci fermiamo in città solo per una sosta, senza l’intenzione di una vera e propria visita. Assaggiamo il leggendario gelato di Brynja, da molti decantato come il più buono di tutta l’Islanda. Onestamente il gelato in sé non è niente di speciale in quanto si tratta di soft ice-cream disponibile in soli tre gusti; quello che colpisce è la moltitudine di topping, biscotti, praline, cioccolate, sciroppi e frutta con cui è possibile guarnire e personalizzare il proprio gelato. Dopo qualche acquisto alimentare al Nettò, ci rimettiamo in marcia, decisi a guadagnare un altro po’ di strada prima di fermarci per la notte.
Verso i fiordi nord
Lasciamo il Ring per immetterci nella strada n. 82 che costeggia il fiordo Eyjafjörður. A mano a mano che procediamo verso nord il panorama si fa sempre più spettacolare: attraversiamo l’Ólafsfjörður, caratterizzato dall’omonimo villaggio di pescatori, dove cerchiamo un posto per dormire senza grande successo, proseguiamo per Héðinsfjörður, fiordo disabitato, fino ad arrivare a Siglufjörður, il più settentrionale. I fiordi citati sono separati l’uno dall’altro da lunghe gallerie a corsia unica che percorriamo lentamente, dovendo dare la precedenza a chi viene in direzione opposta, grazie ad una serie di slarghi. Fa molto effetto entrare in galleria lasciandosi alle spalle un cielo grigio plumbeo e sbucare dall’altra parte trovando cielo azzurro e sole splendente. Ci dirigiamo verso una piazzola nel verde che avevamo identificato con Google maps ma troviamo un vero e proprio campeggio (evidentemente le immagini dello street view erano state acquisite nel periodo di chiusura del campeggio stesso). Decisi ad un pernottamento wild, ci posizioniamo nel piccolo e grazioso parcheggio con tavoli da picnic e pannelli illustrativi che troviamo poco prima del paese.
Tips
Vogar travel service: 1750 isk a persona
Mývatn nature baths: 5000 isk a persona
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